Le popolazioni artiche li descrivono come sibili di breve durata, fischi sommessi, deboli crepitii. Nella mitologia Inuit sono segnali di risposta da parte degli antenati; in quella finlandese, il fruscio prodotto dalla coda di una volpe di fuoco.
La storia dei suoni prodotti da intense manifestazioni dellaurora boreale parte da lontano e affonda le sue radici nel folklore. I primi tentativi di dare un valore scientifico a tali osservazioni risalgono alla metà degli anni Sessanta, quando un gruppo di geofisici dellUniversità dellAlaska effettua la prima registrazione con microfoni a banda larga. Dallanalisi delle tracce non emerge nulla. Nel 1969 arriva la prima conferma di una vibrazione prodotta da unaurora. Il suono è nel regime delle basse frequenze e non risulta udibile allorecchio delluomo se non tramite sofisticate apparecchiature.
Lo studio dei suoni prodotti dalle aurore ha da sempre suscitato grande diffidenza nel mondo accademico. Il motivo è presto a dirsi: i fasci danzanti dellaurora hanno origine a unaltitudine di oltre 100 km dal suolo, laddove le particelle del vento solare perdono energia sotto lazione del campo magnetico terrestre, regalando riflessi verdi, azzurri, violacei. Ammettendo pure che da tale interazione scaturisca un suono, questo non avrebbe alcuna possibilità di raggiungere un osservatore a terra con caratteristiche apprezzabili, dato il lungo percorso e lattenuazione.
Il campo di ricerca vive vicende alterne e gli scarsi progressi avvengono grazie ad appassionati e accademici residenti alle alte latitudini che vi si dedicano in forma saltuaria. A credere più di ogni altro nel progetto è il professore di acustica Unto K. Laine, dellUniversità Politecnica di Helsinki.
Il professor Laine è guidato non solo da un interesse professionale, ma soprattutto dallaver fatto esperienza in prima persona del raro fenomeno sonoro nellautunno del 1990, nella Lapponia finlandese.
Laine, insieme al suo gruppo di ricerca, sviluppa nuove tecniche di rilevazione acustica e nel 2011, in concomitanza di un massimo solare, registra la prima traccia riconducibile a un suono prodotto da unaurora boreale ben entro il limite di frequenze percepite dalluomo. Il suono pare avere origine a una distanza di soli 70 metri dal suolo.
Nel giungo del 2016, incrociando nuovi segnali con dati da una sonda aerostatica dellistituto finlandese di meteorologia, il professore svela il meccanismo che cè dietro alla produzione di tali fruscii, e dimostra in via definitiva la veridicità del fenomeno. Abbiamo chiesto al prof. Laine di rispondere ad alcune delle nostre domande.
Professor Laine, quando ha sentito parlare per la prima volta dellaurora boreale e che impressione le ha fatto?
Ho assistito alla mia prima aurora boreale alletà di tre anni. Ho un ricordo vago dellaccaduto, è stato mio fratello a confermare che abbiamo davvero assistito a unintensa manifestazione dellaurora boreale insieme a tutta la famiglia. Lui ricorda che in quelloccasione abbiamo avuto la fortuna non solo di guardarla, ma anche di ascoltarla. Laurora era accompagnata da strani suoni. Il mio interesse più rigoroso per il fenomeno risale allautunno del 1990, in seguito ad un viaggio in Lapponia in compagnia di alcuni amici.
Quali sono le condizioni atmosferiche ideali per il verificarsi di suoni aurorali e qual è il meccanismo che li produce?
I suoni sono favoriti dalle tempeste geomagnetiche associate a intense manifestazioni dellaurora boreale. Nei giorni di sole, con lalta pressione, laria al suolo si riscalda e la sera in assenza di vento prende lentamente a salire, fermandosi a unaltezza di circa 70100m. Questaria trasporta un eccesso di ioni negativi. Con il verificarsi di unaurora boreale il campo magnetico terrestre subisce delle piccole perturbazioni che aumentano la permettività elettrica dellaria, favorendo la scarica a terra degli elettroni in eccesso. Come sappiamo dallesperienza quotidiana, una piccola scarica elettrica produce un suono, in questo caso il suono prodotto è quello dellaurora.
Ha incontrato difficoltà nel racimolare finanziamenti per la sua attività di ricerca? Pensa ci siano altri campi, oltre al suo, che soffrono di un certo pregiudizio da parte della comunità scientifica e che meriterebbero invece maggiore attenzione?
È stato tutto molto difficile. In un campo speculativo come il nostro, racimolare fondi è unimpresa quasi impossibile. Questo atteggiamento è in parte giustificato, dato che nessuno vuole correre il rischio di sprecare soldi e tempo per niente. Per lo stesso motivo molte idee nuove e radicali fanno fatica a trovare lo spazio che meriterebbero. Dovremmo dare spazio anche a quei progetti di ricerca che implicano un certo rischio.
A che punto è la sua ricerca e quali sono i suoi prossimi obiettivi?
Io mi sento di dire che dal punto di vista scientifico la questione è chiusa. Al momento sono impegnato a studiare la storia di questi suoni e limpatto che hanno avuto sulla cultura dei popoli che li hanno ascoltati. In mio archivio si arricchisce di nuove informazioni ogni giorno. Recentemente ho studiato alcune pitture rupestri rinvenute in Finlandia e risalenti a 50007000 anni fa che potrebbero darci nuovi indizi su queste affascinanti fenomeni celesti. Nellantichità laurora è stata interpretata come unentità magica, un essere luminoso che faceva la sua comparsa nei cieli invernali. Questa è stata la spiegazione ufficiale prima che nel sedicesimo secolo si iniziasse a dare una spiegazione scientifica ai fenomeni naturali.
Non pensa che a volte sarebbe più confortante pensare allaurora come a un fenomeno dalla natura prettamente magica, piuttosto che al risultato della fluttuazione di un campo magnetico? La scienza moderna non scoraggia ad apprezzare il lato ingenuo, immaginativo della natura?
Qualche giorno fa ho discusso il tema in un seminario aperto al pubblico. Ho iniziato la mia presentazione introducendo il sistema cognitivo umano, e ho spiegato come un bambino prenda coscienza del mondo attraverso i sensi: la vista, ludito. A questo stadio le nostre interpretazioni sono innate. Ma andando avanti, esse diventano frutto della cultura in cui ci troviamo. Per trovare qualcosa di nuovo dovremmo guardare il mondo con gli occhi di un bambino, dimenticando tutte le interpretazioni. Dovremmo chiudere i libri e andare a osservare la realtà originale e oggettiva del mondo, quella della natura. Tutto ciò che abbiamo imparato dalla nostra cultura ci impedisce di guardare la realtà con onestà. Abbiamo frapposto delle lenti culturali, colorate, tra noi e la realtà. La verità finale è nascosta nella realtà, ed è nostro dovere andare a cercarla con metodi nuovi e nuove idee. Questo richiede moltissima immaginazione.
Le popolazioni artiche li descrivono come sibili di breve durata, fischi sommessi, deboli crepitii. Nella mitologia Inuit sono segnali di risposta da parte degli antenati; in quella finlandese, il fruscio prodotto dalla coda di una volpe di fuoco.
La storia dei suoni prodotti da intense manifestazioni dellaurora boreale parte da lontano e affonda le sue radici nel folklore. I primi tentativi di dare un valore scientifico a tali osservazioni risalgono alla metà degli anni Sessanta, quando un gruppo di geofisici dellUniversità dellAlaska effettua la prima registrazione con microfoni a banda larga. Dallanalisi delle tracce non emerge nulla. Nel 1969 arriva la prima conferma di una vibrazione prodotta da unaurora. Il suono è nel regime delle basse frequenze e non risulta udibile allorecchio delluomo se non tramite sofisticate apparecchiature.
Lo studio dei suoni prodotti dalle aurore ha da sempre suscitato grande diffidenza nel mondo accademico. Il motivo è presto a dirsi: i fasci danzanti dellaurora hanno origine a unaltitudine di oltre 100 km dal suolo, laddove le particelle del vento solare perdono energia sotto lazione del campo magnetico terrestre, regalando riflessi verdi, azzurri, violacei. Ammettendo pure che da tale interazione scaturisca un suono, questo non avrebbe alcuna possibilità di raggiungere un osservatore a terra con caratteristiche apprezzabili, dato il lungo percorso e lattenuazione.
Il campo di ricerca vive vicende alterne e gli scarsi progressi avvengono grazie ad appassionati e accademici residenti alle alte latitudini che vi si dedicano in forma saltuaria. A credere più di ogni altro nel progetto è il professore di acustica Unto K. Laine, dellUniversità Politecnica di Helsinki.
“Ho assistito alla mia prima aurora boreale alletà di tre anni. Laurora era accompagnata da strani suoni.”
Il professor Laine è guidato non solo da un interesse professionale, ma soprattutto dallaver fatto esperienza in prima persona del raro fenomeno sonoro nellautunno del 1990, nella Lapponia finlandese.
Laine, insieme al suo gruppo di ricerca, sviluppa nuove tecniche di rilevazione acustica e nel 2011, in concomitanza di un massimo solare, registra la prima traccia riconducibile a un suono prodotto da unaurora boreale ben entro il limite di frequenze percepite dalluomo. Il suono pare avere origine a una distanza di soli 70 metri dal suolo.
Nel giungo del 2016, incrociando nuovi segnali con dati da una sonda aerostatica dellistituto finlandese di meteorologia, il professore svela il meccanismo che cè dietro alla produzione di tali fruscii, e dimostra in via definitiva la veridicità del fenomeno. Abbiamo chiesto al prof. Laine di rispondere ad alcune delle nostre domande.
Professor Laine, quando ha sentito parlare per la prima volta dellaurora boreale e che impressione le ha fatto?
Ho assistito alla mia prima aurora boreale alletà di tre anni. Ho un ricordo vago dellaccaduto, è stato mio fratello a confermare che abbiamo davvero assistito a unintensa manifestazione dellaurora boreale insieme a tutta la famiglia. Lui ricorda che in quelloccasione abbiamo avuto la fortuna non solo di guardarla, ma anche di ascoltarla. Laurora era accompagnata da strani suoni. Il mio interesse più rigoroso per il fenomeno risale allautunno del 1990, in seguito ad un viaggio in Lapponia in compagnia di alcuni amici.
Quali sono le condizioni atmosferiche ideali per il verificarsi di suoni aurorali e qual è il meccanismo che li produce?
I suoni sono favoriti dalle tempeste geomagnetiche associate a intense manifestazioni dellaurora boreale. Nei giorni di sole, con lalta pressione, laria al suolo si riscalda e la sera in assenza di vento prende lentamente a salire, fermandosi a unaltezza di circa 70100m. Questaria trasporta un eccesso di ioni negativi. Con il verificarsi di unaurora boreale il campo magnetico terrestre subisce delle piccole perturbazioni che aumentano la permettività elettrica dellaria, favorendo la scarica a terra degli elettroni in eccesso. Come sappiamo dallesperienza quotidiana, una piccola scarica elettrica produce un suono, in questo caso il suono prodotto è quello dellaurora.
Ha incontrato difficoltà nel racimolare finanziamenti per la sua attività di ricerca? Pensa ci siano altri campi, oltre al suo, che soffrono di un certo pregiudizio da parte della comunità scientifica e che meriterebbero invece maggiore attenzione?
È stato tutto molto difficile. In un campo speculativo come il nostro, racimolare fondi è unimpresa quasi impossibile. Questo atteggiamento è in parte giustificato, dato che nessuno vuole correre il rischio di sprecare soldi e tempo per niente. Per lo stesso motivo molte idee nuove e radicali fanno fatica a trovare lo spazio che meriterebbero. Dovremmo dare spazio anche a quei progetti di ricerca che implicano un certo rischio.
A che punto è la sua ricerca e quali sono i suoi prossimi obiettivi?
Io mi sento di dire che dal punto di vista scientifico la questione è chiusa. Al momento sono impegnato a studiare la storia di questi suoni e limpatto che hanno avuto sulla cultura dei popoli che li hanno ascoltati. In mio archivio si arricchisce di nuove informazioni ogni giorno. Recentemente ho studiato alcune pitture rupestri rinvenute in Finlandia e risalenti a 50007000 anni fa che potrebbero darci nuovi indizi su queste affascinanti fenomeni celesti. Nellantichità laurora è stata interpretata come unentità magica, un essere luminoso che faceva la sua comparsa nei cieli invernali. Questa è stata la spiegazione ufficiale prima che nel sedicesimo secolo si iniziasse a dare una spiegazione scientifica ai fenomeni naturali.
Non pensa che a volte sarebbe più confortante pensare allaurora come a un fenomeno dalla natura prettamente magica, piuttosto che al risultato della fluttuazione di un campo magnetico? La scienza moderna non scoraggia ad apprezzare il lato ingenuo, immaginativo della natura?
Qualche giorno fa ho discusso il tema in un seminario aperto al pubblico. Ho iniziato la mia presentazione introducendo il sistema cognitivo umano, e ho spiegato come un bambino prenda coscienza del mondo attraverso i sensi: la vista, ludito. A questo stadio le nostre interpretazioni sono innate. Ma andando avanti, esse diventano frutto della cultura in cui ci troviamo. Per trovare qualcosa di nuovo dovremmo guardare il mondo con gli occhi di un bambino, dimenticando tutte le interpretazioni. Dovremmo chiudere i libri e andare a osservare la realtà originale e oggettiva del mondo, quella della natura. Tutto ciò che abbiamo imparato dalla nostra cultura ci impedisce di guardare la realtà con onestà. Abbiamo frapposto delle lenti culturali, colorate, tra noi e la realtà. La verità finale è nascosta nella realtà, ed è nostro dovere andare a cercarla con metodi nuovi e nuove idee. Questo richiede moltissima immaginazione.